Semiramide riconosciuta, Madrid, Mojados, 1753

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Sala regia illuminata in tempo di notte. Varie credenze intorno con vasi trasparenti. Gran mensa imbandita nel mezzo con quattro sedili intorno ed una sedia in faccia.
 
 SIBARI e poi IRCANO con spada nuda
 
 SIBARI
 Ministri, al re sia noto
430che già pronta è la mensa. (E beva in questa (Parte una guardia)
 Scitalce la sua morte. È troppo il colpo
 necessario per me; scoprir potrebbe
 la sua voce, il mio scritto
 quanto Sibari un dì finse in Egitto).
435Dove signor? Qual ira
 t'arma la destra?
 IRCANO
                                  Io vo' Scitalce estinto.
 Additami dov'è.
 SIBARI
                                 Ma che pretendi?
 IRCANO
 In braccio alla sua sposa
 trafiggere il rival.
 SIBARI
                                   Taci, se brami
440vederlo estinto. Il tuo furor potrebbe
 scomporre il mio disegno.
 IRCANO
                                                  Io non t'intendo.
 Corro a svenarlo; e poi (In atto di partire)
 mi spiegherai l'arcan.
 SIBARI
                                           Senti. (Ah conviene
 tutto scoprir). Poss'io di te fidarmi?
 IRCANO
445Parla.
 SIBARI
              Per odio antico,
 Scitalce è mio nemico. Ed io... Ma taci?
 Preparai la sua morte.
 IRCANO
                                           E come?
 SIBARI
                                                             È certo
 che Scitalce è lo sposo. A lui Tamiri
 dovrà, come è costume,
450il primo nappo offrir. Per opra mia
 questo sarà d'atro veleno infetto.
 IRCANO
 Mi piace. E se m'inganni?
 SIBARI
                                                  Ecco il veleno. (Gli mostra un picciol vaso)
 Se nol porgo al rival passami il seno.
 IRCANO
 Saggio pensiero! Io tel confesso amico,
455te ne invidio l'onore.
 SIBARI
                                         Il re s'appressa.
 T'accheta.
 
 SCENA II
 
 SEMIRAMIDE, TAMIRI, MIRTEO e SCITALCE, preceduti da’ ballarini, seguiti da’ paggi, cavalieri, e detti
 
 SEMIRAMIDE
                      Ecco, o Tamiri,
 dove gli altrui sospiri
 attendono da te premio e mercede.
 (Io tremo e fingo).
 TAMIRI
                                     Ogni misura eccede
460la real pompa.
 MIRTEO
                             E nella reggia assira
 non s'introdusse mai
 con più fasto il piacere.
 SEMIRAMIDE
                                             Al nuovo sposo (Verso Scitalce)
 io preparai la fortunata stanza,
 pegno dell'amor mio.
 SCITALCE
                                          (Finge costanza).
465Ah se quello foss'io,
 chi più di me saria felice?
 SEMIRAMIDE
                                                  (Ingrato!)
 IRCANO
 Come mai del tuo fato (A Scitalce)
 puoi dubitar? Saggia è Tamiri e vede
 che il più degno tu sei.
 MIRTEO
                                            Che ascolto! Ircano,
470chi mai ti rese umano?
 Dov'è il tuo foco e l'impeto natio?
 IRCANO
 Comincio amico ad erudirmi anch'io.
 TAMIRI
 Così mi piaci.
 MIRTEO
                             È molto.
 SCITALCE
                                               Io non intendo
 se da senno o per gioco
475parla così. (A Semiramide e a Tamiri)
 IRCANO
                       (M'intenderai fra poco).
 SEMIRAMIDE
 Più non si tardi. Ogniuno
 la mensa onori e intanto
 misto risuoni a liete danze il canto. (Dopo seduta nel mezzo Semiramide, siedono alla destra di lei Tamiri e poi Scitalce. Alla sinistra Mirteo, poi Ircano. Sibari in piedi appresso Ircano. Intanto sinfonia, coro e ballo)
 CORO
 
    Il piacer, la gioia scenda
480fidi sposi al vostro cor.
 
    Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Fredda cura, atro sospetto
 non vi turbi e non v'offenda
485e d'intorno al regio letto
 con purissimo splendor...
 
 CORO
 
    Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Sorga poi prole felice
490che ne' pregi egual si renda
 alla bella genitrice,
 all'invitto genitor.
 
 CORO
 
    Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
495   E se fia che amico nume
 lunga età non vi contenda,
 a scaldar le fredde piume,
 a destarne il primo ardor...
 
 CORO
 
    Imeneo la face accenda,
500la sua face accenda Amor.
 
 SEMIRAMIDE
 In lucido cristallo aureo liquore,
 Sibari, a me si rechi.
 SIBARI
                                         (Ardir mio core). (Va a prender la tazza e si veda dagli spettatori che vi pone destramente il veleno)
 IRCANO
 (Il colpo è già vicino).
 SEMIRAMIDE
                                          Oh dio! S'appressa
 il momento funesto.
 TAMIRI
505Che gioia!
 SCITALCE
                      Che sarà?
 MIRTEO
                                           Che punto è questo!
 SIBARI
 Compito è il cenno. (Posa la sottocoppa con la tazza avanti a Semiramide. E va a lato d’Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                       Or prendi,
 Tamiri, e scegli. Il sospirato dono (Dà la tazza a Tamiri)
 presenta a chi ti piace
 e goda quegli il grande acquisto in pace.
 TAMIRI
510Il dubbio, o prenci, in cui finor m'involse
 l'eguaglianza de' merti,
 discioglie il genio e non offende alcuno,
 se al talamo ed al trono
 l'uno o l'altro solleva.
515Ecco lo sposo e il re; Scitalce beva. (Posa la tazza avanti Scitalce)
 SEMIRAMIDE
 (Io lo previdi).
 MIRTEO
                              Oh sorte!
 SCITALCE
 (Ah quale impegno!)
 SIBARI
                                         (Or s'avvicina a morte).
 IRCANO
 Via Scitalce, che tardi? Il re tu sei.
 SCITALCE
 (E deggio in faccia a lei
520annodarmi a Tamiri?)
 TAMIRI
 Egli è dubbioso ancora. (A Semiramide)
 SEMIRAMIDE
 Alfin risolvi.
 SCITALCE
                          E Nino
 lo comanda a Scitalce?
 SEMIRAMIDE
                                            Io non comando,
 fa' il tuo dover.
 SCITALCE
                               Sì, lo farò. (L'ingrata
525si punisca così). D'ogn'altro amore
 mi scordo in questo punto... Ah non ho core. (Volendo bere e poi s’arresta)
 Porgi a più degno oggetto
 il dono, o principessa, io non l'accetto. (Posa la tazza)
 TAMIRI
 Come!
 SIBARI
                (Oh sventura!)
 IRCANO
                                              E lei ricusi allora
530che al regno ti destina? (A Scitalce)
 Non s'offende in tal guisa una regina.
 SEMIRAMIDE
 Qual cura hai tu, se accetta (Ad Ircano)
 o se rifiuta il dono?
 MIRTEO
 Lascialo in pace.
 IRCANO
                                 Io sono (A Semiramide)
535difensor di Tamiri. E tu non devi (A Scitalce)
 la tazza ricusar, prendila e bevi.
 TAMIRI
 Principe, invan ti sdegni, ei col rifiuto
 non me, sé stesso offende
 e al demerito suo giustizia rende.
 IRCANO
540No no, voglio ch'ei beva.
 TAMIRI
                                               Eh taci. Intanto
 per degno premio al tuo cortese ardire
 l'offerta di mia mano
 ricevi tu con più giustizia, Ircano. (Prende la tazza in atto di darla a Ircano)
 IRCANO
 Io?
 TAMIRI
          Sì, con questo dono
545te destino al mio trono, all'amor mio.
 IRCANO
 Sibari, che farò? (Piano a Sibari)
 SIBARI
                                  (Mi perdo anch'io). (Piano ad Ircano)
 TAMIRI
 Perché taci così? Forse tu ancora
 vuoi ricusarmi?
 IRCANO
                                No, non ti ricuso.
 T'amo... Vorrei... Ma cara!... (Io son confuso).
 SEMIRAMIDE
550Principe tu non devi
 un momento pensar, prendila e bevi.
 Troppo il rispetto offendi
 a Tamiri dovuto.
 MIRTEO
 Ma parla.
 TAMIRI
                     Ma risolvi.
 IRCANO
                                           Ho risoluto. (S’alza e prende la tazza)
555Vada la tazza a terra. (Getta la tazza)
 SCITALCE
 E qual furore insano...
 IRCANO
 Così riceve un tuo rifiuto Ircano.
 TAMIRI
 Dunque ridotta io sono
 a mendicar chi le mie nozze accetti?
560Dunque per oltraggiarmi
 in Assiria veniste? Il mio sembiante
 è deforme a tal segno
 che a farlo tollerar non basta un regno?
 SEMIRAMIDE
 È giusta l'ira tua.
 MIRTEO
                                  Dell'amor mio
565dovresti, o principessa...
 TAMIRI
                                               Alcun d'amore
 più non mi parli. Io sono offesa e voglio
 punito l'offensor. Scitalce mora.
 Ei col primo rifiuto
 il mio dono avvilì. Chi sua mi brama
570a lui trafigga il petto,
 venga tinto di sangue ed io l'accetto.
 
    Tu mi disprezzi, ingrato, (A Scitalce)
 ma non andarne altero;
 trema d'aver mirato,
575superbo, il mio rossor.
 
    Chi vuol di me l'impero
 passi quel core indegno.
 Voglio che sia lo sdegno
 foriero del mio amor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE, MIRTEO, IRCANO e SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
580(Il mio bene è in periglio
 per essermi fedel).
 IRCANO
                                      Scitalce, andiamo;
 all'offesa Tamiri
 il dono offrir della tua testa io voglio.
 SCITALCE
 Vengo e di tanto orgoglio (In atto di partire con Ircano)
585arrossir ti farò.
 SEMIRAMIDE
                               (Stelle, che fia!)
 MIRTEO
 Arrestatevi olà, l'impresa è mia.
 IRCANO
 Io primiero al cimento
 chiamai Scitalce.
 MIRTEO
                                  Io difensor più giusto
 son di Tamiri.
 IRCANO
                             Ella di te non cura
590né mai ti scelse.
 MIRTEO
                                Ella ti sdegna offesa
 dal tuo rifiuto.
 IRCANO
                              E tu pretendi...
 MIRTEO
                                                            E vuoi...
 SCITALCE
 Tacete, è vano il contrastar fra voi.
 A vendicar Tamiri
 venga Ircano, Mirteo, venga uno stuolo,
595solo io sarò né mi sgomento io solo. (In atto di partire)
 SEMIRAMIDE
 Fermati. (Oh dio!)
 SCITALCE
                                     Che chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                             In questa reggia,
 sugli occhi miei Tamiri
 il rifiuto soffrì. Prima d'ogn'altro
 io son l'offeso e pria d'ogn'altro io voglio
600l'oltraggio vendicar; qui prigioniero
 resti Scitalce e qui deponga il brando.
 Sibari sia tuo peso
 la custodia del reo.
 SCITALCE
                                     Come!
 SIBARI
                                                    Che intendo!
 SEMIRAMIDE
 (Così non mi paleso e lo difendo).
 SCITALCE
605Ch'io ceda il brando mio?
 SEMIRAMIDE
 Non più, così comando, il re son io.
 SCITALCE
 Così comandi e parli
 a Scitalce così? Colpa sì grande
 ti sembra il mio rifiuto? Ah troppo insulti
610la sofferenza mia; qui potrei farti
 forse arrossire.
 SEMIRAMIDE
                               Olà t'accheta e parti.
 SCITALCE
 Ma qual perfidia è questa! Ove mi trovo!
 Nella reggia d'Assiria o fra i deserti
 dell'inospita Libia? Udiste mai
615che fosse più fallace
 il Moro infido o l'Arabo rapace?
 No no; l'Arabo, il Moro
 ha più idea di dovere.
 Han più fede tra loro anche le fiere. (Getta la spada)
 
620   Voi che le mie vicende, (Ad Ircano)
 voi che i miei torti udite, (A Mirteo)
 fuggite, sì fuggite,
 qui legge non s'intende,
 qui fedeltà non v'è.
 
625   E puoi tiranno, e puoi
 senza rossor mirarmi? (A Semiramide)
 Qual fede avrà per voi
 chi non la serba a me. (Parte con Sibari)
 
 SCENA IV
 
 SEMIRAMIDE, IRCANO e MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
 (Conoscerai fra poco
630che son pietosa e non crudel).
 MIRTEO
                                                        Perdona,
 signor, s'io troppo ardisco. Il tuo comando
 Scitalce a un punto e la mia speme oltraggia.
 IRCANO
 Perché mi si contende
 il trionfar di lui?
 SEMIRAMIDE
                                  Chi mai t'intende?
635Or Tamiri non curi ed or la brami.
 MIRTEO
 Ma tu l'ami o non l'ami?
 IRCANO
 Nol so.
 SEMIRAMIDE
                Se amavi allor, come in te nacque
 d'un rifiuto il desio?
 IRCANO
                                        Così mi piacque.
 MIRTEO
 Se ti piacque così, perché la pace
640or mi vieni a turbar?
 IRCANO
                                         Così mi piace.
 MIRTEO
 Strano piacer! Dell'amor mio ti fai
 rivale, Ircano, ed il perché non sai.
 IRCANO
 Quante richieste! Alfine
 che vorreste da me?
 SEMIRAMIDE
                                        Da te vorrei
645ragion dell'opre tue.
 MIRTEO
                                        Saper desio
 qual cuore in seno ascondi.
 SEMIRAMIDE
 Spiegati.
 MIRTEO
                    Non tacer.
 SEMIRAMIDE
                                         Parla.
 MIRTEO
                                                      Rispondi.
 IRCANO
 
    Saper bramate
 tutto il mio core?
650Non vi sdegnate,
 lo spiegherò.
 
    Mi dà diletto
 l'altrui dolore,
 perciò d'affetto
655cangiando vo.
 
    Il genio è strano,
 lo veggo anch'io;
 ma tento invano
 cangiar desio,
660l'istesso Ircano
 sempre sarò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 SEMIRAMIDE e MIRTEO
 
 MIRTEO
 Vedi quanto son io
 sventurato in amore. Un tal rivale
 a me si preferisce.
 SEMIRAMIDE
                                     A tuo favore
665tutto farò. Ti bramarei felice.
 MIRTEO
 Come goder mi lice
 la tua pietà?
 SEMIRAMIDE
                          Ti meravigli, o prence,
 perché il mio cor non vedi.
 Va'; più caro mi sei di quel che credi.
 MIRTEO
 
670   A te risorge accanto
 la speme nel mio sen,
 come dell'alba al pianto
 su l'umido terren
 risorge il fiore.
 
675   Se guida mia si fa
 l'amica tua pietà,
 non temo del mio ben
 tutto il rigore. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SEMIRAMIDE sola
 
 SEMIRAMIDE
 Di Scitalce il rifiuto
680è una prova d'amor. Questa mi toglie
 de' tradimenti suoi
 l'imagine dal cor. Questa risveglia
 le mie speranze e questa
 mille teneri affetti in sen mi desta.
685T'intendo amor, mi vai
 la sua fé ramentando e non gl'inganni.
 Quanto facile è mai
 nelle felicità scordar gli affanni.
 
    Il pastor se torna aprile
690non rammenta i giorni algenti;
 dall'ovile all'ombre usate
 riconduce i bianchi armenti
 e l'avene abbandonate
 fa di nuovo risonar.
 
695   Il nocchier placato il vento
 più non teme e si scolora
 ma contento in su la prora
 va cantando in faccia al mar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Appartamenti terreni.
 
 IRCANO strascinando a forza SIBARI
 
 IRCANO
 Sieguimi. Invan resisti.
 SIBARI
700Ma che vuoi?
 IRCANO
                            Che a Tamiri
 discolpi il mio rifiuto.
 SIBARI
                                           E come?
 IRCANO
                                                             A lei
 scoprendo il ver. Tu le dirai ch'io l'amo,
 che per non ber la morte
 la ricusai, ch'era la tazza aspersa
705di nascosto velen, che tua la cura
 fu d'apprestarlo...
 SIBARI
                                   E publicar vogliamo
 un delitto comun? Fra lor di colpa
 differenza non hanno
 chi meditò, chi favorì l'inganno.
 IRCANO
710D'un desio di vendetta
 voglio esser reo, non d'un rifiuto. Andiamo.
 SIBARI
 Senti. (Al riparo). Io parlerò se vuoi;
 ma col parlar scompongo
 una idea più felice.
 IRCANO
                                      E qual?
 SIBARI
                                                       Non hai
715pronte tu su l'Eufrate a' cenni tuoi
 navi, seguaci ed armi?
 IRCANO
                                            E ben, che giova?
 SIBARI
 Ai reali giardini il fiume istesso
 bagna le mura e si racchiude in quelli
 di Tamiri il soggiorno; ove tu voglia
720col soccorso de' tuoi
 l'impresa assicurar, per tal sentiero
 rapir la sposa e a te recarla io spero.
 IRCANO
 Dubbia è l'impresa.
 SIBARI
                                       Anzi sicura; ogniuno
 sarà immerso nel sonno, a quest'insidia
725non vi è chi pensi e incustodito è il loco.
 IRCANO
 Parmi che a poco a poco
 mi piaccia il tuo pensier ma non vorrei...
 SIBARI
 Eh dubitar non dei; fidati, io vado,
 mentre cresce la notte,
730il sito ad esplorar; tu coi più fidi
 dell'Eufrate alle sponde
 sollecito ti rendi.
 IRCANO
 A momenti verrò, vanne e m'attendi.
 SIBARI
 
    Vieni, che in pochi istanti
735dell'idol tuo godrai
 e ogni rival farai
 d'invidia impallidir.
 
    Piangano i folli amanti
 per ammollire un core;
740per te non fece amore
 le strade del martir. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 IRCANO, TAMIRI, poi MIRTEO
 
 IRCANO
 Ah non si perda un solo istante. Oh come
 delusi rimarranno,
 se m'arride il destino,
745e Scitalce e Mirteo, Tamiri e Nino.
 TAMIRI
 Che si fa? Che si pensa? Ancor non turba
 il valoroso Ircano
 né pur con la minaccia i sonni al reo?
 IRCANO
 Hai difensor più degno. Ecco Mirteo. (Additando ironicamente Mirteo, che viene, e parte)
 TAMIRI
750Mirteo son vendicata?
 È punito Scitalce?
 MIRTEO
                                    Egli di Nino
 è prigionier. Come assalirlo?
 TAMIRI
                                                       E Nino
 perché l'imprigionò?
 MIRTEO
                                         Perché t'offese
 nella sua reggia; e vuole
755della sorte del reo
 che decida Tamiri.
 TAMIRI
                                     Addio Mirteo. (In atto di partire in fretta)
 MIRTEO
 Dove?
 TAMIRI
                A Nino.
 MIRTEO
                                 Ah sì presto,
 tiranna, m'abbandoni?
 TAMIRI
                                             (Oimè!) (Impaziente)
 MIRTEO
                                                               Lo veggo,
 nacqui infelice.
 TAMIRI
                               (Oh che importuno!) (Come sopra)
 MIRTEO
                                                                       Ascolta,
760non ho pace per te; de' miei sospiri
 tu sei l'unico oggetto...
 TAMIRI
 Mirteo cangia favella o cangia affetto.
 Io tollerar non posso
 un querulo amator che mi tormenti
765con assidui lamenti,
 che mai pago non sia, che sempre innanzi
 mesto mi venga e che tacendo ancora
 con la fronte turbata
 mi rimproveri ognor ch'io sono ingrata. (Parte)
 
 
 SCENA IX
 
 MIRTEO, SEMIRAMIDE e SIBARI
 
 MIRTEO
770Più sventurato amante
 non v'è di me.
 SEMIRAMIDE
                             Né giunge ancor? S'affretti (Verso la scena)
 Scitalce.
 MIRTEO
                   Ah se sapessi,
 signor, quai torti io soffro...
 SEMIRAMIDE
                                                    Un'altra volta
 gli ascolterò. Parti per ora.
 MIRTEO
                                                  Oh dio!
775Un solo istante...
 SEMIRAMIDE
                                 E ben, che fu? Ti spiega
 ma spedisciti.
 MIRTEO
                             Il fasto
 dell'ingrata Tamiri...
 SIBARI
                                         Il prigioniero, (A Semiramide)
 signore, è qui.
 SEMIRAMIDE
                             Fa' che s'appressi. (Parte Sibari)
 MIRTEO
                                                                Il fasto...
 SEMIRAMIDE
 Lasciami solo.
 MIRTEO
                             E udir non vuoi?
 SEMIRAMIDE
                                                              Non posso. (Con impazienza)
 MIRTEO
780Deh per pietà...
 SEMIRAMIDE
                                Mirteo, (Con impeto)
 t'imposi di partir; basti. Codesta
 tua soverchia premura è poco accorta.
 MIRTEO
 Ah per me la pietà nel mondo è morta. (Parte)
 
 SCENA X
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE e SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 Come mi balza in petto
785impaziente il cor! Più non poss'io
 coll'idol mio dissimular l'affetto.
 SCITALCE
 Eccomi. A che mi chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                 Or lo saprai. (A Scitalce)
 Sibari t'allontana. (A Sibari)
 SCITALCE
                                     A nuovi oltraggi
 vuoi forse espormi?
 SEMIRAMIDE
                                       Oh dio!
790Non parliam più d'oltraggi. Io di tua fede
 tutto il valor conosco.
 Di Tamiri il rifiuto
 m'intenerì; mi fe' veder distinto
 che vero è l'amor tuo, che l'odio è finto.
795Deh non fingiamo più; dimmi che vive
 nel petto di Scitalce il cor d'Idreno.
 Io ti dirò che in seno
 vive del finto Nino
 Semiramide tua, che per salvarti
800ti resi prigionier, ch'io fui l'istessa
 sempre per te, che ancor l'istessa io sono.
 Pace, pace una volta, io ti perdono.
 SCITALCE
 Mi perdoni! E qual fallo?
 Forse i tuoi tradimenti?
 SEMIRAMIDE
                                               O stelle! O dei!
805I tradimenti miei? Dirlo tu puoi?
 Tu puoi pensarlo?
 SCITALCE
                                    Udite, ella s'offende,
 come mai non avesse
 tentato il mio morir, com'io veduto
 non avessi il rival, come se alcuno
810non m'avesse avvertito il mio periglio.
 Rivolgi altrove o menzogniera il ciglio.
 SEMIRAMIDE
 Che sento! E chi t'indusse
 a credermi sì rea?
 SCITALCE
                                    So che ti spiacque;
 la tua frode svanì; dell'innocenza
815i numi ebber pietà.
 SEMIRAMIDE
                                       Quei numi istessi,
 se v'è giustizia in cielo,
 dell'innocenza mia facciano fede.
 Io tradir l'idol mio? Tu fosti e sei
 luce degli occhi miei,
820del mio tenero cor tutta la cura.
 Ah se il mio labbro mente,
 di nuovo ingiustamente,
 come già fece Idreno,
 torni Scitalce a trapassarmi il seno.
 SCITALCE
825Tu vorresti sedurmi; un'altra volta,
 perfida, m'ingannasti,
 trionfane e ti basti;
 più le lagrime tue forza non hanno.
 SEMIRAMIDE
 Invero è un grande inganno
830a uno straniero in braccio
 sé stessa abbandonar, lasciar per lui
 la patria, il genitore.
 Se questo è inganno, e qual sarà l'amore?
 SCITALCE
 Eh ti conosco.
 SEMIRAMIDE
                            Ei mi deride! Udite
835se mostra de' suoi falli alcun rimorso?
 Io priego, egli m'insulta,
 io tutta umile, egli di sdegno acceso;
 la colpevole io sembro ed ei l'offeso.
 SCITALCE
 No no, la colpa è mia, purtroppo sento
840rimorso al cor; ma sai di che? D'un colpo
 che lieve fu né vendicommi allora.
 SEMIRAMIDE
 Barbaro non dolerti, hai tempo ancora.
 Eccoti il ferro mio, da te non cerco
 difendermi, o crudel; saziati, impiaga,
845passami il cor; già la tua mano apprese
 del ferirmi le vie. Mira, son queste
 l'orme del tuo furor.
 SCITALCE
                                        (Se più l'ascolto,
 mi scordo i torti miei).
 SEMIRAMIDE
                                             Ti volgi altrove?
 Riconoscile, ingrato, e poi mi svena.
 SCITALCE
850Va' non ti credo.
 SEMIRAMIDE
                                 Oh crudeltade!
 SCITALCE
                                                               Oh pena!
 SEMIRAMIDE
 
    Crudel! Morir mi vedi;
 e il mio dolor non credi?
 E insulti al mio dolor?
 
 SCITALCE
 
    Empia! Mi sei palese;
855e vanti ancor difese?
 E vuoi tradirmi ancor?
 
 SEMIRAMIDE
 
    Che crudeltà!
 
 SCITALCE
 
                               Che inganno!
 
 A DUE
 
 Che affanno è quel ch'io sento!
 Sei nato
                   per tormento
 Sei nata
860barbaro
                  del mio cor.
 barbara
 
    Qual astro in ciel splendea
 quel dì che un'alma rea
 seppe inspirarmi amor?
 
 Fine dell’atto secondo